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Ridiamo dignità al Consiglio comunale

Di Leonardo Santoro

Sono entrato per la prima volta nella sala consiliare del comune di Cariati quando avevo solo 13 anni.

Era un consiglio concitato, l’ambiente era tesissimo e me ne accorsi anche non avendo la barba lunga.

Tra il pubblico il silenzio era tombale, si udiva persino il rumore delle macchine che circolavano in piazza Rocco Trento. Ricordo i brusii prima di iniziare, piccoli capannelli o “rote” che tanto piacevano prima delle riunioni casalinghe. Tanti abbracci e saluti, anche tra chi comprendevo non essere dalla stessa parte della barricata. Niente fischi, niente applausi o “buuu”.
Rispetto ed educazione sono cose che mi hanno dato i miei genitori e che ritrovai lì.

Percepivo l’importanza del luogo, percepivo il rispetto che le istituzioni meritano, non riuscii a dire una parola, cosa difficile da pensare per chi mi conosce. Le mille domande su cosa doveva succedere rimasero dentro di me, le altre mille domande su cosa era successo furono evase con il tempo.

La sala consiliare è l’organo massimo per un comune, li si decidono le sorti della popolazione, sia essa “maggioranza” sia essa “minoranza”, democraticamente ognuno ha, o dovrebbe avere, il suo tempo di parola. Spiegare le proprio posizioni. Convincere e soprattutto fare politica.
Nel tempo, anche perché la mia vita si è spostata da un’altra parte, sono stato meno assiduo ai consigli comunali, che considero il luogo più vicino che un’istituzione ha con i suoi cittadini.
Nel tempo, ahime, ho constatato la perdita di fiducia dei cariatesi verso questo luogo.

Negli anni ho visto di tutto, dalle urla alle proteste sacrosante, dai fischi all’abbandono forzato, tutto legittimo o quasi.
Perché per assistere non si paga il biglietto, non dovremmo essere allo stadio dove tutti gli atteggiamenti sono accettabili.

Ma l’attacco più grave a questa istituzione è l’assenza. L’assenza definisce oramai quel luogo, una volta posto decisionale, dove il cittadino era informato sulle vicende amministrative, come inutile.

Per comprendere cosa succede all’interno di una amministrazione bisogna affidarsi alle voci popolo, spesso gonfiate ad arte, o agli “amici degli amici che hanno parlato con uno che sa”. Una cosa davvero bassa.

Tutto questo è insopportabile, non per chi sta all’opposizione o sta in maggioranza, ma per chi in quella istituzione ha riposto e ripone fiducia.
Ridare dignità a quel luogo vuol dire ridare dignità ad una cittadinanza che ne ha assolutamente bisogno.