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CARIATI  – “NON C’ERA DIALOGO IN CONSIGLIO, GRECO CADUTA PER COLPA SUA”

Le ragioni degli otto consiglieri dimissionari 

(“Il Quotidiano del Sud” 15 gennaio 2018) di Maria Scorpiniti

CARIATI – Non ci stanno, gli otto consiglieri dimissionari, ad essere additati come coloro che hanno fatto cadere l’amministrazione comunale a guida Filomena Greco in base ad accordi sottobanco  o per chissà quali interessi da difendere. Non ci stanno nemmeno a passare per coloro che volevano fermare “l’unica paladina antindrangheta”, le loro motivazioni sono esclusivamente di natura politica.

È quanto hanno ribadito sabato scorso, nel corso di una conferenza stampa, Francesco Cosentino, Maria Cosenza, Franco Milillo e Pasquale Marino di Alternativa Democratica, il gruppo autonomo costituitosi all’interno della maggioranza consiliare, insieme ai consiglieri di minoranza del Partito Democratico (Agazio, Crescente, Trento) e di Cariati Pulita Assunta Scorpiniti.

In apertura, Cosentino ha tracciato il percorso che ha portato alla costituzione, nel mese di novembre, del gruppo autonomo e poi, il 3 gennaio, alle dimissioni. “La decisione di dimetterci è stata presa con molta sofferenza – ha detto l’ex presidente del Consiglio e delegato al Bilancio – ma bisognava mettere fine a una situazione diventata insopportabile e irreparabile a causa dei comportamenti arroganti messi in atto dalla Sindaca, dal fratello e dalla Giunta; abbiamo chiesto più partecipazione e coinvolgimento, alla fine comunicavamo tra noi solo tramite lettere, da qui la decisione di non presentarci in consiglio e le conseguenti dimissioni”. Per Cosentino, si vuole far passare il messaggio che la Greco sia stata fatta cadere perché è l’unica paladina antindrangheta dell’operazione Stige, “infangando amici e avversari, mentre in politica ci vuole rispetto”. La vera firma, ha concluso, sull’atto notarile delle dimissioni l’ha messa proprio la sindaca con il suo atteggiamento.

Duro anche l’intervento di Maria Cosenza quando ha parlato di seri problemi di natura politica all’interno della maggioranza, che hanno portato alla distruzione del gruppo, ma anche di inefficienze della Giunta che non hanno fatto andare a buon fine molti progetti, con la perdita dei finanziamenti. “I veri alternativi eravamo noi – ha aggiunto – e per dispetto la sindaca ci ha revocato le deleghe; dopo il consiglio saltato del 28 dicembre, si sarebbe dovuta aprire una crisi politica, invece è stato innalzato un muro – ha concluso Cosenza – mi viene da pensare che le nostre dimissioni hanno fatto comodo alla sindaca, forse si era stancata di amministrare questa comunità, in questi mesi è stata palese la sua incapacità di svolgere il suo ruolo”.

Anche Assunta Scorpiniti ha ribadito che la vera responsabile della caduta dell’amministrazione è stata la sindaca, incapace di dialogare con i suoi e con la minoranza. “In Consiglio non c’erano più i numeri – ha spiegato – l’amministrazione è caduta sulle proprie gambe, non c’è stata la volontà di ricomporre la spaccatura e nemmeno di portare avanti una gestione adeguata ai bisogni della comunità”. Giampasquale Trento del Pd, infine, ha parlato di mancanza di “intelligenza politica”, del castello caduto “per il reato di lesa maestà”, mentre si continua, soprattutto sui social, a denigrare i consiglieri dimissionari in un clima di caccia alle streghe che occorre riportare sul binario della dialettica e del confronto.