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CARIATI – COSTRETTE A RINUNCIARE AL “SOGNO”

Emigrate in Germania da una vita, la mancanza di sanità impedisce il rientro in tranquillità.

L’appello dei responsabili del gruppo Escia a Mare:  “Riaprite l’ospedale, questa è la gente che ha costruito Cariati e ha diritto di ritornare”.

di Maria Scorpiniti (“Il Quotidiano del Sud” 2 giugno 2021)

CARIATI – Una vita intera vissuta in Germania, ma una volta giunti alla pensione non possono rientrare perché a Cariati non c’è più l’ospedale. Sono gli emigrati cariatesi in Germania con le loro famiglie, quelli della prima generazione, che hanno contribuito, con le loro rimesse, a costruire Cariati così com’è adesso. ComeImmacolata Ferraro, Giuseppina Garbero. La loro storia è simile a quella di centinaia, forse migliaia, di concittadini partiti intorno alla fine degli anni cinquanta, la maggior parte nella regione del Baden Württemberg in cerca di una vita migliore, con l’obiettivoprimario di costruire una casa e ritornare, un giorno, in paese. Anni di duro lavoro e di enormi sacrifici, che hanno consentito ad Immacolata e Giuseppina di edificare la casa tanto desiderata, simbolo di riscatto, dove potersi ritirare una volta raggiunta l’età della pensione. 

Purtroppo dal 2010, da quando cioè è stato chiuso l’ospedale “Vittorio Cosentino” di Cariati, sono moltissimi gli emigrati anziani che, come loro, a causa di varie patologie sono costrette a rinunciare al sogno di una vita. Immacolata, che con il marito vive ancora a Fellbach in una casa in affitto, a questo punto vorrebbe vendere l’immobile costruito con tanti sacrifici a Cariati. «Stiamopensando di vendere – afferma infatti a malincuore – in Germania con la mia pensione riesco solo a pagare l’affitto e viviamo con quella di mio marito. Sono malata, ma qui ho l’assistenza sanitaria; a Cariati non c’è l’ospedale e possiamo morire, mentre in Germania ne abbiamo uno 4 chilometri e, se chiamiamo un’ambulanza, ne arrivano tre sotto casa». 

Anche la testimonianza di Giuseppina, operaia nella Mercedes, vedova da qualche anno e pensionata, appartenente ad una della una delle famiglie marinare storiche di Cariati, è quella di chi, dopo aver visto aprire l’ospedale nel 1978, è stata costretta ad emigrare ed ora a rimanere bloccata in Germania per questioni di salute. 

«La mancanza di sanità in paese sta togliendo la dignità a tutte queste persone che, con enormi sacrifici, hanno costruito Cariati così com’è oggi – affermano Giovanni Curia e Maria Gentile, fondatori del gruppo social “Escia a Mare”, che conta oltre 22mila iscritti – tutti noi che lavoriamo in Germania, una volta in pensione, vogliamo ritornare e dobbiamo avere il diritto dirientrare nel nostro paese d’origine». Giovanni e Maria, anche loro da moltissimi anni in Germania, sono titolari del ristorante “Il Pescatore”, situato in mezzo al bosco di Winterbach; attraverso ilgruppo “Escia a Mare” stanno compiendo un’importante azione di valorizzazione del patrimonio identitario di Cariati, facendoconoscere le bellezze della cittadina ionica nel mondo. Non mancano di denunciare le tante criticità che vivono i loro conterranei e sostengono anche da lontano la mobilitazione in atto dal 19 novembre scorso per la riapertura dell’ospedale di Cariati, portata avanti con l’occupazione della struttura dai comitati Le Lampare e Uniti nella Speranza.