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CARIATI – PERCHÉ L’ELISOCCORSO NON PUÒ ATTERARE NEL PIAZZALE DELL’EX OSPEDALE?

L’ex direttore sanitario Caligiuri: “Il tempo è prezioso per salvare vite umane; l’Asp, inoltre, non sa i reali bisogni sanitari”

di Maria Scorpiniti

CARIATI – In questo periodo estivo, con l’aumento della popolazione, il servizio di Elisoccorso da Cariati viene richiesto molto spesso. E ogni volta, al suo atterraggio al porto, bisognaattendere l’ambulanza con il malato, un’attesa che può durare anche un’ora. Questo perché il mezzo del 118 non è sempre nella immediata disponibilità del Punto di primo Intervento dell’ex ospedale “Vittorio Cosentino”, in quanto impegnato in altre operazioni di soccorso. Ma può capitare anche che il pazientedebba essere intubato e, come si sa, nel PPI non è presente la figura del medico anestesista, per cui è necessario che qualcunovada al porto, prelevi l’anestesista in dotazione all’elisoccorso e lo accompagni presso l’ex ospedale; dopo l’operazione, l’ambulanzapuò partire con il paziente da trasferire in Elisoccorso. È evidente come tutto questo trambusto richieda del tempo prezioso, a discapito della tempestività che è indispensabile, in alcuni casi, a salvare una vita umana.

A questo inconveniente, secondo gli stessi operatori sanitari, si potrebbe ovviare con una soluzione semplicissima: far atterrare l’Elisoccorso nel piazzale interno dell’ex ospedale, dal lato esterno dell’ingresso per il laboratorio analisi. Si eviterebbe, così, di utilizzare il servizio ambulanza del 118 per il trasporto del paziente al porto, di allertare ogni volta la polizia municipale per sorvegliare le operazioni di atterraggio, ma soprattutto si avrebbe in loco, immediatamente disponibile, il medico anestesista. Lo spazio c’è, sostengono, occorre solo una spesa irrisoria perabbattere pochissimi alberi, cementare e illuminare la piazzuola con dei faretti, cosa che consentirebbe anche l’atterraggio notturno del servizio di Elisoccorso – Suem 118, che attualmente in tutta lafascia ionica non c’è.

Si tratta di razionalizzazione in maniera opportuna tempi e costi, afferma il coordinatore del servizio 118 dell’Asp di Cosenza, Vincenzo Filareti, l’atterraggio all’interno dell’ex ospedale consentirebbe di accorciare i tempi del trasferimento e di avere subito la disponibilità di un medico anestesista, il tutto nell’esclusivo vantaggio della vita della persona. Pare che, tempo fa, l’Asp di Cosenza abbia accolto favorevolmente la proposta, ma la cosa poi non ha avuto seguito. 

Non si può attendere oltre, sostiene l’ex direttore sanitario della struttura cariatese, Michele Caligiuri, dopo l’ennesimo atterraggioal porto, cui ha assistito, avvenuto alle ore 12.25 di ieri. Per il decollo dell’elisoccorso con a bordo il paziente, racconta Caligiuri, è occorsa quasi un’ora. «Non so quale fosse la patologia del soggetto in questione – puntualizza il dottore Caligiuri – fatto sta che dal suo ingresso al Punto di Primo Intervento al decollo dell’elicottero saranno passati circa due ore». L’ex dirigente, a fronte di ciò che ha visto nella giornata di ieri (un copione che si ripete da tempo), esprime il suo giudizio sui manager che, dalNord, vengono chiamati a gestire la sanità cosentina. Secondo Caligiuri, infatti, l’ultima delibera del 3 agosto scorso, con cui l’Asp riorganizza la rete dei servizi territoriali, sugella il fatto che l’ospedale di Cariati resterà chiuso per sempre, senza tenere conto che il “Cosentino” è stato chiuso per logiche politiche e non perché inefficiente. «La manager lombarda – afferma Caligiuri – non sa o fa finta di non sapere che è illegale quello che gli operatori sanitari fanno, cioè far venire un elicottero con un rianimatore che viene trasportato al PPI, e che, se il paziente è ancora  vivo, lo intuba e lo trasferiscono con l’elicottero. Episodi come quello di ieri sono frequentissimi – continua l’ex direttore sanitario – in barba all’articolo 32 della Costituzione, del diritto alla salute e dei bisogni sanitari di una popolazione di più di 300 mila persone; ma l’importante – conclude – è far quadrare i conti in Lombardia, Veneto, Lazio, Emilia Romagna».