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CARIATI: UN ANNO PER LE VISITE SPECIALISTICHE NEGLI AMBULATORI E OSPEDALE CHIUSO

La disavventura di un turista napoletano. Il mistero del finanziamento per la riconversione in Casa della Salute.

di Maria Scorpiniti (“Il Quotidiano del Sud” – 7 settembre 2018)

CARIATI Quanto accaduto a G.P., turista di Napoli che da moltianni sceglie Cariati per trascorrere le vacanze, è emblematico del disagio sanitario che si consuma sulla pelle dei cittadini, residenti e turisti. Questa la storia: durante il suo soggiorno nella cittadina ionica, il signore in questione, affetto da grave patologia urologica, ha avuto bisogno di visita specialistica. Recatosi al Cup dell’ex ospedale “Vittorio Cosentino”, dove esiste un ambulatorio della specialità, per la prenotazione, si è visto rinviare a un anno perché non c’era posto, precisamente fino ad agosto 2019. Data la gravità della patologia e l’urgenza di essere visitato, al malcapitato e indignato turista non è rimasto che interrompere le ferie e rientrare nella sua Regione per curarsi.

Il caso del turista partenopeo non è isolato; i tempi di attesa per le visite specialistiche nel Distretto Sanitario di Cariati sono effettivamente lunghi e non solo per le visite urologiche, le cui prenotazioni da questo mese di settembre sono perfino bloccate, ma per tante altre specialità.

Il semaforo rosso è scattato anche per l’ecocardio, impossibilefino a giugno 2019; per una mammografia, invece, bisogna inveceattendere l’ottobre successivo (un anno e un mese), mentre ci vuole gennaio (sempre del 2019) per le visite dall’otorino e dal medico fisiatra, il mese di marzo per l’Ecg con visita cardiologica o un holter cardiaco e addirittura maggio 2019 per l’ecodoppler.  Va un po’ meglio per chi avesse bisogno di una visita neurologica (occorrono solo dieci giorni) e per chi avesse necessità di diagnosi radiologiche.

Fin qui le prestazioni specialistiche. Ma cosa succede al paziente cui il medico curante prescrive una visita urgente? È presto detto:il Cup lo indirizza in altre strutture dell’Asp (Trebisacce, Castrovillari, Cosenza …) con tutti i disagi relativi agli spostamenti, che ricadono soprattutto sugli anziani, i quali sonouna parte importante dell’utenza e spesso sono soli, avendo i figli emigrati. Non resta quindi, per chi se lo può permettere, che ricorrere agli specialisti privati.

Da quello che abbiamo potuto accertare, esiste anche un problemaorganizzativo; un urologo presente nell’ambulatorio di Cariati peruna sola volta a settimana, deve rispondere ai bisogni sanitari di un bacino d’utenza che va dal comune di Crosia fino a CiròMarina, compresi anche molti paesi dell’entroterra collinare, e questo, chiaramente, allunga la lista d’attesa.

E poi c’è la drammatica situazione in cui versa il Punto di Primo Intervento, situato pure nell’ex ospedale di Cariati; un servizio che va avanti con scarsità di mezzi, grazie all’ammirevole impegno e alla professionalità degli operatori, che garantiscono una prima risposta sanitaria sul territorio, ma non possono gestire le urgenze/emergenze (di competenza del Pronto Soccorso, chiuso da alcuni anni), veicolate, attraverso la disastrata Statale 106, sugli Spoke di Rossano o Corigliano, sempre più intasati e al collassosoprattutto in estate.

Inutile dire come questo quadro, di una situazione davvero problematica, crei molto scoraggiamento nella popolazione, sempre più convinta del fatto che Cariati, in campo sanitario – ma anche in tanti altri – sia considerata  dai vertici regionali e provinciali, “periferia della periferia” e non solo dal punto di vista geografico (è l’ultimo paese della provincia di Cosenza).

Lo conferma la stessa storia del “Vittorio Cosentino”: inauguratonel 1978 con 120 posti letto, dopo aver risposto, per oltre trent’anni, ai bisogni sanitari di un bacino d’utenza che comprende tutto il Basso Ionio cosentino e l’Alto Crotonese (oltre 80 mila abitanti, moltiplicati, con le presenze turistiche in estate), nel 2010 è stato chiuso in seguito al Piano regionale di Rientro varato dalla Giunta Scopelliti.

Da allora la struttura è attiva solo con il PPI, il Laboratorio Analisi, la Radiologia, il servizio Dialisi, la riabilitazione cardiologica, la Rsa medicalizzata (allo stato carente di personale medico e di Oss) e i servizi ambulatoriali di Distretto.

La spoliazione, in verità, era già iniziata da tempo, con la chiusura, nel 2003, del reparto di pediatria e proseguita con il trasferimento a Rossano e Corigliano dei reparti di Ostetricia e Ginecologia, Chirurgia, Medicina, e infine Cardiologia, che ha portato alla cancellazione del “Cosentino” dalla rete ospedaliera regionale e all’inizio di un grave declino socio-economico per la cittadina di Cariati.

Nulla di fatto con le proteste anche eclatanti dei cittadini, con le solenni assunzioni d’impegno, specie nelle campagne elettorali, di tanti politici che si sono avvicendati, né con lo spiraglio che si eraaperto qualche anno fa alla notizia del finanziamento regionale, per oltre 9 milioni di euro, del progetto di riconversione dell’ex ospedale di Cariati in Casa della Salute; se ne sono perseinspiegabilmente le tracce, mentre, grazie alla strenua lotta dei sindaci, l’ospedale di Praia a Mare, chiuso nel 2010 come Cariati, viene riaperto in base a una sentenza del Consiglio di Stato e va verso la riapertura anche quello di Trebisacce.